martedì 1 aprile 2008

Le caratteristiche della giacca

Quali sono i punti critici
Nell'affrontare questo argomento, sarà bene ribadire che per quanto riguarda le confezioni pronte, soprattutto su un mercato come quello italiano, c'è un enorme ventaglio di scelte, in particolare sul piano della qualità. Anche per questo è bene conoscere i punti critici della giacca, ossia quelli su cui - in caso si tratti di confezioni in serie - è difficile, o comunque antieconomico, intervenire per una modifica. Tali punti sono: spalle e torace, giromanica, collo. Tra l'altro va considerato che sul giromanica, sulle spalle (e anche sugli spacchi laterali) il tessuto, a causa del taglio, prende un andamento "sbieco".

Le spalle e il torace
Le spalle della giacca - a parte qualsiasi considerazione estetica sul profilo - devono essere sufficientemente ampie da permettere alla parte esterna delle maniche di scendere liberamente e perpendicolarmente, evitando ogni inestetico rigonfiamento che potrebbe essere causato dai muscoli delle braccia. Certe volte il rigonfiamento può essere dovuto al fatto che le maniche sono troppo strette rispetto alla circonferenza del braccio, ma in ogni caso la conclusione è che quella giacca non è adatta alle caratteristiche fisiche di chi la sta provando. La giacca dev' essere abbastanza larga sul torace da poter essere abbottonata comodamente, e deve rimanere comoda anche se ci si siede. Essa va allacciata con il bottone centrale per il tre bottoni e con quello superiore per il due bottoni. Mai, in nessun caso, deve essere chiuso il bottone più in basso. Molto importante è poi il drop - in Italia definito anche taglia calibrata - ossia il rapporto fra la larghezza del torace e quella della vita (che per molti vuol dire stomaco o pancia!). Alcune linee di confezioni, preferibili per questo ad altre, lo adottano; anche se poi occorre trovare il negozio di abbigliamento che ne sia fornito, cosa non sempre facile. Per fare un esempio, la taglia 50 con drop 8 significa che quella giacca è prevista per chi ha una vita abbastanza stretta rispetto al torace; nella taglia 50 con drop 6 il rapporto tra il torace e la vita è quello "normale"; nella taglia 50 con drop 4 l'individuo ha una vita larga (ovvero ha lo stomaco sporgente o un po' di pancetta).

Il giromanica
Altro punto delicato è il giromanica, che deve essere tagliato in modo che la sua parte bassa si adatti comodamente all'ascella, senza farsi sentire. Quando invece il giromanica è troppo profondo o "basso", si tratta di un difetto: per accorgersene basta alzare il braccio e se la parte anteriore della giacca si solleva in modo innaturale ed eccessivo, allora significa che il giro è troppo abbondante. Un altro difetto si ha quando, alzando entrambe le braccia, il collo della giacca si solleva eccessivamente e si arriccia in maniera inestetica. Se si prova una giacca confezionata e si hanno dubbi sulla funzionalità del giromanica, è bene rinunciare senz'altro e passare a un altro modello.

Vestibilità del collo
Il collo della giacca deve aderire bene, nella parte posteriore, al colletto della camicia, e non staccarsene al minimo movimento delle braccia o del tronco. Se, provando la giacca, ci si accorge che il collo "tira" e provoca un sollevamento innaturale ed eccessivo dei lembi anteriori della giacca, vuol dire che è troppo corto rispetto alla conformazione di chi sta facendo la prova. Nel caso, invece, che il collo della giacca sia troppo lungo e abbondante, esso squilibrerà la giacca, sempre nella parte anteriore, facendola "pendere" eccessivamente in avanti. Anche in questo caso, se si hanno dubbi sulla vestibilità del collo di una giacca confezionata sarà bene provare un'altra soluzione.

Particolari importanti

Lunghezza della giacca e delle sue maniche
Quanto alla lunghezza della giacca, uno dei criteri adottati tradizionalmente è che essa deve essere abbastanza lunga da coprire completamente la curva delle natiche. C'è poi il criterio (preso come punto di riferimento) che fissa in 78 cm la lunghezza della giacca di una persona di statura media, alta un metro e settanta. Una terza modalità vuole che il limite inferiore della giacca giunga a metà del pollice (ossia alla sua seconda articolazione) quando il braccio è disteso lungo il fianco. Si tratta di punti di partenza: ognuno deve poi giudicare visivamente da sé e fare quelle modifiche, a volte impercettibili, che soddisfino il senso estetico. Il bordo inferiore della giacca forma una linea che marca a metà, simmetricamente, la figura: tanto più è corta la giacca tanto più lunga rimane la linea della gamba. Ma ciò è vero solo entro precisi limiti, perché gli uomini particolarmente alti, ad esempio, traggono esteticamente giovamento dall'avere la giacca di un centimetro o due più lunga del normale. Occorre poi valutare molto attentamente la lunghezza delle maniche, soprattutto nelle giacche di confezione. La regola classica vuole che il polsino della camicia spunti di un centimetro abbondante (precisamente di mezzo pollice, ossia 1,3 cm). Chi scrive adotta questo criterio: fa in modo che il polsino della camicia fuoriesca di qualche millimetro quando il braccio è disteso lungo i fianchi e che, di conseguenza, spunti invece di mezzo pollice e anche più quando si piega il gomito e si solleva la mano all'altezza dello stomaco. Un discorso simile vale per il colletto della camicia che, nella parte posteriore, deve spuntare, anch'esso di mezzo pollice dal collo della giacca. Ovviamente si tratta di misure indicative che possono variare (è meglio un po' di più che un po' di meno, ma sempre senza eccedere). Al contrario, se la camicia scompare del tutto sotto le maniche e il collo della giacca, l'effetto è negativo, conferendo un'aria goffa e perciò inelegante nell'insieme. C'è anche chi, lavorando di fantasia, ha sostenuto che far spuntare il polsino dalle maniche della giacca servisse, in origine, a far distinguere il gentiluomo dedito a occupazioni non manuali, tali da lasciargli immacolati mani e polsini. Ma in realtà si tratta solo di un accorgimento estetico semplice ed efficace.

Gli spacchi posteriori
Come si è visto, la giacca da uomo può essere senza spacchi posteriori oppure averne uno centrale o due laterali. Ognuno di questi tipi ha pregi e difetti, dal punto di vista sia funzionale sia estetico. La giacca senza spacchi, di antica scuola, è molto bella ma poco funzionale: quando ci si siede o si vogliono mettere le mani in tasca, tenendola abbottonata, lascia scarsa libertà di movimento. Vale esattamente il contrario per la giacca a spacco unico centrale: comoda ma decisamente scadente dal punto di vista estetico quando lo spacco si apre. Non per nulla è stata, almeno finora, praticamente ignorata in Italia. L'alternativa più valida rimane quindi quella fra la giacca senza spacchi o a spacchi laterali. Quest'ultima, oltre ad avere evidenti vantaggi pratici, slancia di più la gamba - sia da fermi sia in movimento - e dà maggiore forma all'abito, marcando le linee del corpo. Però, se si ha il bacino piuttosto largo, è meglio rimanere fedeli alla giacca senza spacchi. La lunghezza di questi ultimi non dovrebbe mai superare, in altezza, il limite superiore delle tasche della giacca.

I revers
I risvolti della giacca, per ragioni in parte misteriose, tendono a seguire le mode e le stravaganze del momento, che di volta in volta li vogliono larghi o stretti. La migliore e più raffinata linea di condotta è quella di evitare eccessi, adottando un'ampiezza dei revers proporzionata alla dimensione del proprio corpo, senza esagerare né in strettezza né in ampiezza. Nelle giacche a un petto questa misura è compresa in genere fra un minimo di 8,5 e un massimo di 10,5 cm, nel punto più largo. E ovvio che se si è di taglia piccola vanno usati risvolti piccoli, e così via in base alle proporzioni. Un accorgimento necessario è adeguare la larghezza della cravatta a quella dei revers: cravatte "strette" (8,5-9 cm alla base) o "larghe" (10-10,5 cm alla base) si trovano facilmente in commercio, e basteranno poche prove per accorgersi che accostando cravatte strette a revers stretti, e viceversa, si aggiunge un elemento di armonia a tutto quanto l'insieme.

Le tasche e le pattine
Le pattine delle tasche laterali della giacca, adottate negli abiti sportivi o semiformali, dovrebbero essere proporzionate alla grandezza della tasca ed essere profonde dai 4,5 ai 5,5 cm. Esse possono essere nascoste se inserite all'interno della tasca. Le tasche con pattine - così come quelle a toppa - furono usate per la prima nelle giacche da caccia, nel secolo scorso. I vestiti formali (tight, frac, smoking) non hanno pattine, in quanto perpetuano modelli che non le prevedevano dall'origine. Le tasche a toppa, ossia applicate sopra il tessuto e quindi completamente esterne, sono usate esclusivamente nelle giacche sportive. La loro comodità e capienza è però relativa, per questo nelle giacche da caccia o nelle sahariane hanno una piega centrale a soffietto che le rende più capienti. Tornando alle tasche normali, bisogna rilevare che alcune giacche di carattere sportivo ne hanno di diagonali. Sempre in questo tipo di giacche, la tasca laterale destra - diritta o diagonale che sia - può essere sormontata da un taschino che gli anglosassoni chiamano ticket pocket (ossia tasca per il biglietto del mezzo pubblico) oppure change pocket (tasca per gli spiccioli). Le tasche interne in genere si trovano ai due lati in alto (per documenti e portafogli) e in basso a sinistra (per l'eventuale pacchetto di sigarette oppure per qualche caramella). In una delle tasche interne delle giacche confezionate viene fissata quasi sempre un'etichetta, in cui sono indicati, fra l'altro, la taglia e il numero del drop.

Il fazzoletto da taschino
Quanto al taschino esterno, che si trova sulla parte superiore sinistra della giacca, viene usato qualche volta per tenervi penne oppure occhiali, ma si tratta di un errore di stile: quello è il posto per un fazzoletto, in genere di seta. I più raffinati lo preferiscono di lino perché tiene meglio le piegature modellate con mani sapienti. Il fazzoletto da taschino viene, a torto, considerato dalla gran maggioranza degli uomini contemporanei un inutile accessorio, ma la sua funzione estetica è insostituibile: non sono pochi, infatti, coloro che, tentando di dare al proprio abbigliamento un tono più luminoso e brillante, esagerano con i colori della cravatta o, peggio, della camicia. Nella stragrande maggioranza si tratta di un vero e proprio errore dal punto di vista estetico, perché cravatte e camicie troppo vistose rompono l'armonia dell'insieme e rischiano di suscitare addirittura un senso di fastidio in chi guarda. Il segreto sta, invece, proprio nel fazzoletto da taschino, con cui si aggiunge luminosità al tutto senza intaccare l'armonia generale. Per comprendere cosa si intenda basta fare un piccolo esperimento davanti allo specchio: si indossi un completo con la cravatta, e poi si metta un fazzoletto di colore adeguato nel taschino; si avrà subito la netta sensazione di aver aggiunto - con quella macchia di colore - un nuovo "punto luminoso" al proprio abbigliamento, che diventerà così più brillante senza alcun eccesso o disturbo per l'equilibrio dell'insieme.

Le asole, i bottoni, la fodera
Le aperture e i relativi bottoni sui polsi della giacca hanno origine nell'abbigliamento militare, ma furono anche usati - all'inizio dell'Ottocento - al servizio della moda: aiutavano infatti a infilare un tipo di manica che si restringeva molto verso il polso e veniva poi abbottonata, una volta al suo posto. Oggi i bottoni sull'estremità della manica sono semplicemente decorativi e variano di numero a seconda della tradizione sartoriale: quattro per gli inglesi, tre per gli italiani e due o uno per gli americani. Le giacche di confezione hanno i bottoni sul polso ma le asole sono finte, per permettere di modificare la lunghezza della manica a seconda delle caratteristiche fisiche dell'acquirente Nei capi confezionati dal sarto, invece, le asole sono cucite a mano e quindi i bottoni si possono sbottonare: ciò è considerato un particolare raffinato e che denota la buona fattura di una giacca, anche se non ha alcuno scopo pratico. Vi è persino chi, abituato alle giacche fatte dal sarto, quando ne acquista una confezionata in serie si fa aprire e rifinire le asole finte sulla manica in modo che appaiano artigianali. Però questo particolare verrebbe notato solo se si lasciasse sbottonato l'ultimo dei bottoncini, il che sarebbe indice di deplorevole esibizionismo, estraneo all'uomo veramente elegante. Anche la cucitura che affranca i bottoni può segnalare se il capo è stato confezionato a mano o no: i fili incrociati, ad esempio, indicano una provenienza artigianale, perché una macchina non è in grado di realizzare quel tipo di cucitura. In ultima analisi, come sosteneva George Brummell, sono proprio i dettagli che non si vedono - o non saltano all'occhio - a fare l'eleganza di un uomo. Un principio che, nel campo dei bottoni, porta a considerarne anche la qualità: i migliori sono quelli realizzati con materiali che si trovano in natura, ossia il corno, il corozo (detto anche "avorio vegetale") e la madreperla. Quanto all'asola (occhiello) sul revers della giacca, è bene che sia sempre aperta e non finta, anche al fine pratico di potervi infilare un fiore. Importante è, senz'altro, la qualità della fodera. Il materiale migliore è la seta naturale (soprattutto sotto forma di robusto raso) ma grande favore va anche al bemberg, che somiglia alla seta pur essendo spesso più resistente. Alcuni stilisti provano, di tanto in tanto, a produrre giacche sfoderate, che per alcuni sarebbero più fresche e più morbide; ma, a parte i costi di produzione superiori, l'assenza di fodera accorcia la vita di una giacca.

Come si prendono le misure
Conoscere in generale la tecnica di misurazione è indispensabile per non essere del tutto indifesi nei confronti del sarto o del commesso di negozio: si deve essere in grado di fare le proprie richieste con competenza e precisione. La sartoria maschile, per comodità tecnica, divide l'umanità in cinque tipi fisici, che partendo dal "normale" ne individua uno curvo verso la parte posteriore (rovesciato, cioè, all'indietro), uno curvato in avanti, uno con stomaco sporgente e, infine, uno con stomaco fortemente dilatato. Sempre partendo da un tipo standard considerato normale, c'è chi viene classificato con spalle "rialzate" e chi invece con spalle "cadenti" o "spioventi". A seconda se si trova di fronte l'uno o l'altro di questi tipi fisici, il sarto deve calcolare in determinati punti una maggiore o minore ampiezza. Se deve vestire una figura del tipo curvo in avanti, ad esempio, il sarto prevederà una maggiore quantità di stoffa nella schiena, tra la vita e le spalle, e quindi una maggiore lunghezza posteriore della giacca, in modo che ci sia un equilibrio finale tra il dietro e il davanti. Operazione non possibile nei capi confezionati. La misura più importante, per la giacca, è quella della circonferenza del torace che, divisa a metà, indica la taglia: se, ad esempio, si ha una circonferenza toracica di 100 cm la taglia è il 50; se invece la misura è di 92 cm la taglia è il 46 ecosì via. All'altezza del torace si misura anche la cosiddetta circonferenza esterna, comprendendo cioè anche l'ingombro delle braccia tenute aderenti al corpo. Si passa poi a misurare la circonferenza della vita, quella del bacino, la larghezza delle spalle, la lunghezza delle braccia (che non sono mai perfettamente identiche) e la statura. Per quanto riguarda gli abiti confezionati, si è accennato in precedenza al drop, ossia al rapporto (e quindi alla differenza) tra la misura del torace e quella della vita, che personalizza e migliora di molto la vestibilità non solo della giacca ma anche dei pantaloni. Perciò è bene conoscere il proprio numero di drop, oltre che la taglia. Ad ogni buon conto, vi sono ancora negozi che mantengono la buona tradizione di avere sul posto, insieme al commesso, un sarto che proceda alle piccole modifiche. Si è anche già accennato alla cosiddetta "confezione sartoriale", una via di mezzo tra il vestito fatto dal sarto e la confezione in serie, anche per quanto riguarda il prezzo. Per la misurazione, in questo caso, viene fatto indossare al cliente un indumento "pilota", nella taglia che gli si adatta, e si prendono le misure stilla base di questo. In tal modo si facilita al massimo l'operazione, che può essere eseguita anche da una persona non particolarmente esperta. Le misure così rilevate vengono quindi passate al laboratorio che, partendo dalle misure standard e quindi con metodi che abbassano i costi di produzione rispetto al sarto, procede al taglio e alla confezione "personalizzata" per quel cliente specifico. Tuttavia bisogna ricordare che i pregi tecnici ditale metodo, pur essendo superiori alla confezione in serie, non raggiungono comunque la qualità di un abito di sartoria.

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